La voce della Chiesa, lo zombie, le macerie

Benvenuta nel club del “caro Silvio, fai un passo indietro”. Pressata da più parti (soprattutto dalla base), timorosa di reiterare gli imbarazzanti e deleteri silenzi di anni e vicende passati, la Chiesa italiana ha finalmente detto la sua. Forse un po’ in ritardo, certo, ma le va dato atto di non avere ceduto ad alcuna ambiguità comunicativa. Quel richiamo all’aria ammorbata da purificare è inequivocabile e sentenzia l’atto di morte politica di Silvio Berlusconi. Più che una riflessione appare come un vero e proprio ordine. Non rivolto al Premier, certamente. Lui, come al solito, farà orecchie da mercante, se la caverà con frasi tipo “sono d’accordo col Cardinale”, oppure “non erano parole rivolte a me”. Lui no, lui farà finta di nulla ma i tanti – e sono tanti – politici cattolici del PDL hanno ieri sera ascoltato l’unica parola che per loro vale più di quella di Silvio, ed è una parola che dice “scaricatelo!”. Forse non sarà nelle prossime ore, forse nemmeno nei prossimi giorni, probabilmente si arriverà ai primi mesi del 2012, resta il fatto che il count down del governo Berlusconi è iniziato.

C’è da gioirne? No, qui c’è poco da festeggiare. Tutto sommato la voce della Chiesa – se pur fondamentale – è l’ultima ad unirsi ad un coro già iniziato da molto tempo, coro di volta in volta ingrossato dalle progressive adesione di opposizioni prima timide, di società civile prima afasica, di sindacati prima titubanti, di grande finanza e grande industria prima compiacenti. Berlusconi è già uno zombie politico e se non avesse l’ego che ha se ne sarebbe reso conto già da un pezzo. Non c’è da gioirne perché questo scatto collettivo di buon senso appare purtroppo fuori tempo massimo e quel che qualunque mente dotata di normale raziocinio poteva prevedere anche dieci anni fa, o addirittura diciassette anni fa (la stessa sera del discorso sulla “discesa in campo”), è avvenuto: Berlusconi cadrà quando già le macerie della nazione ci hanno sepolto. E non parlo di macerie economiche, anche quelle, certo; parlo soprattutto di macerie civili, politiche, sociali, culturali, e solo un cretino può pensare che basti una buona e pesante “manovra” per rimettere l’Italia in piedi.

Qui c’è da uscire definitivamente dal modello berlusconiano, c’è da ricostruire il senso stesso del vivere civile, c’è da rieducare un popolo alla complessità della democrazia. E nello stesso tempo c’è da vigilare perché purtroppo il fondo non si tocca mai e c’è sempre il rischio che da quelle macerie escano topi e infezioni peggiori. Mi vengono i brividi se penso che ci sono intere generazioni che hanno conosciuto la politica esclusivamente nella prassi berlusconiana, che hanno appena una vaga idea di chi fossero personaggi come Lama, Moro, Berlinguer, La Malfa (il padre), che non sanno che la politica può essere passione, ideali, impegno onesto, e non solo becero clientelismo e malaffare. Cosa ci salverà allora? Non basterà certo facebook, ottimo per il lamento e l’ironia e poco più. Occorrerà muoversi, ragionare, studiare, criticare, scendere in piazza, scioperare, proporre, collaborare. In una parola: partecipare.

2 pensieri riguardo “La voce della Chiesa, lo zombie, le macerie

  1. Complimenti per il blog! Citerò il tuo articolo nel mio …
    Per tutti gli altri: che ne pensate di un invito a …. rinunciare procreare?!
    Se vi interessa approfondire:…
    “Dicono che – nella società odierna – ci sono 40 motivi per non metter su famiglia. In questo blog sono riassunti in 5 soltanto. Se vi va leggete e riflettete: http://mondocineroma.wordpress.com/2011/09/26/no-kid-quaranta-ragioni-per-non-procreare-corinne-maier/

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