Così come il cattolico disilluso reitera stancamente la propria partecipazione al rito domenicale della messa, io, laico assuefatto, animato da un residuo di sociologica inerzia, domenica andrò a votare (o non ci andrò, il che è lo stesso), ripetendo con esattezza formale il rito fondativo di questa stronzata che, mendacemente, si usa chiamare Democrazia, concetto sempre meno conosciuto e sempre più utilizzato come rassicurante intercalare all’interno di vuote formulazioni retoriche. E come il cattolico fresco di comunione bestemmia il proprio dio sul sagrato della chiesa, io, con i polpastrelli ancora segnati dalla matita copiativa, maledirò maggioranze e presidenti, istituzioni e opposizioni, attori e scenografie di questa mal scritta pièce che ci obbligano a vedere e di cui non me ne importa più nulla.