Mind in a coma

Immagine della locandina di Girlfrien in a coma
Immagine della locandina di Girlfriend in a coma

Allora, Bill Emmott, ex direttore dell’Economist, storico settimanale inglese alfiere del liberismo economico, decide di fare un film documentario sulla decadenza morale dell’Italia. Lo intitola Girlfriend in a coma e ne propone al MAXXI di Roma la proiezione per il giorno 13 febbraio 2013. La proiezione viene annullata dal neo direttore del MAXXI Giovanna Melandri che adduce motivazioni di opportunità legate al regime di par condicio elettorale, e giù critiche da ogni parte e accuse di censura, soprattutto da settori dell’estrema sinistra felici di poter attaccare qualunque esponente del PD (quale è la Melandri) gliene dia motivazioni.

Non mi risulta che né Emmott né l’Economist siano di cultura socialista e/o progressista, quindi non capisco l’improvviso amore per le loro posizioni da parte dei compagni duri e puri di casa nostra. Ora anche l’iperliberismo anglosassone va bene alla causa?
Non capisco perché un museo di arte contemporanea debba ospitare la proiezione di un film di chiara natura politico propagandista. Né capisco perché questa par condicio che, ci piaccia o no, è legge dello Stato, debba valere per qualcuno sì e per altri no.
Non ho visto questo documentario ma mi risulta che nel suo manicheismo espositivo (l’Italia buona contrapposta a quella cattiva) dia largo spazio ad interviste a Mario Monti e a Sergio Marchionne quali esempi positivi che (secondo Emmott) lasciano sperare nell’uscita dal coma del Paese.
Insomma, sono fisiologicamente contro ad ogni censura e quindi per quanto mi riguarda la Melandri ha sbagliato e se fosse per me… proiettatelo pure dove e quanto vi pare, ma mi fa schifo l’opportunistica indignazione sbandierata da alcuni benpensanti italiani per raggranellare qualche voto in più.
Vorrei infine dire ad Emmott che la decadenza morale dell’Italia nessuno la conosce meglio di noi italiani. La conosciamo talmente bene che la cultura autolesionistica del piagnisteo è diventata un pilastro del carattere nazionale e sarebbe ora che ce ne liberassimo. Vorrei anche ricordare ad Emmott che la decadenza italiana è solo uno dei tanti aspetti della ben più generale decadenza dell’Europa e dell’Occidente, decadenza che riguarda anche la sua Inghilterra, o che addirittura nella sua Inghilterra nasce e si sviluppa. Vada nella City londinese a cercare le origini della decadenza.
Ma un bel documentario sui danni che il colonialismo inglese ha causato in tutto il mondo come lo vedrebbe Sir Emmott?

Ah, dimenticavo, nei prossimi giorni l’Espresso renderà disponibile in download dal suo sito il film. Ovviamente a pagamento, perché anche la bella indignazione è uno stato emotivo non per tutte le tasche.