CARNE

Uno spettacolo di Frosini/Timpano

drammaturgia di Fabio Massimo Francechelli

 

CREDITS

Drammaturgia / Fabio Massimo Franceschelli

Regia e interpretazione / Elvira Frosini e Daniele Timpano

Disegno sonoro e musiche / Ivan Talarico

Collaborazione artistica / Alessandra Di Lernia

Disegno luci / Omar Scala

Assistente alla regia / Sonia Fiorentini

Progetto grafico / Davide Abbati

Missaggio e mastering / Antonio Maresca – Fourth Mile Studio

Produzione Frosini/Timpano – Kataklisma

 

Lo spettacolo e il progetto – “Un autore vivo è vivo, un classico morto il solito cadavere” (Frosini/Timpano) Pirandello ha rotto il cazzo (i classici siamo noi) è un progetto che lanciando nel titolo un’evidente provocazione vuole porre in evidenza quella che ai nostri occhi appare come una grande lacuna nella politica culturale e conseguentemente nel sentimento culturale del nostro paese: la poca o affaticata attenzione dedicata alla drammaturgia contemporanea di autori italiani. Noi stessi, che siamo autori oltre che registi e interpreti dei nostri lavori, abbiamo pensato di svolgere un ruolo attivo, tentando un piccolo segno con la commissione annuale o biennale di drammaturgie originali ad autori italiani viventi, in luogo della consueta vampirizzazione dei cosiddetti classici. Carne di F. M. Franceschelli è il testo con cui apriamo questo esperimento. (Frosini/Timpano)

Cos’è lo spettacolo Carne? – Carne è innanzitutto un incontro tra due autorialità: quella del drammaturgo che scrive per noi un testo, definito dalle proprie visioni anche sceniche, e la nostra personale poetica. Abbiamo scelto di avvicinarci a F. M. Franceschelli astraendo alcune immagini ricorrenti nella sua drammaturgia e trasformandole in linee guida principali dell’impianto scenico-registico. Della struttura drammaturgica lineare originale abbiamo sottolineato le divagazioni testuali, tentando di aprire narrazioni nella narrazione. Potremmo dire che astrazione ed estrazione siano state le prime coordinate su cui abbiamo operato. La nostra scrittura scenica, registica e interpretativa si è inoltre basata su un disegno sonoro e musicale elaborato per noi durante il lavoro da Ivan Talarico, scrittura nella scrittura, scrittura per la scrittura, capace di insinuare ulteriori suggestioni narrative. Ci sembra che questo incontro possa essere una “traduzione” di F. M. Franceschelli attraverso i nostri corpi e la nostra poetica. (Frosini/Timpano)

Nota al testo – Carne, muscoli e tessuto molle dell’uomo e degli animali. Carne, trasformazione terrena del Verbo divino. Carne al sangue, carne ben cotta, i piaceri della carne, carne viva e carne morta. In una tranquilla quotidianità casalinga – una situazione potenzialmente da sit-com – due coniugi, Lei e Lui, discutono e litigano sulla carne, partendo dalla questione animalista per esplorare territori limitrofi ma meno battuti, la sacralità della carne come forma inalienabile dell’esistenza, i limiti etici della mercificazione della carne, la morte che trasforma la carne in oggetto, lo sfruttamento della carne come base di tutte le forme di sfruttamento apparse nella storia. Lei è vegetariana, o forse vegana, vagamente antispecista. Lui è un inguaribile carnivoro e accetta la “dialettica del sangue” come principio esistenziale. Comici dialoghi si alternano a buffi monologhi e a tipici screzi coniugali; si sorride con leggerezza e nel ridere riflettiamo, ci mettiamo in discussione, ridefiniamo le nostre certezze, e non potrebbe essere altrimenti perché siamo fatti di carne e “la carne nasce, la carne cresce, la carne marcisce”. (Fabio Massimo Franceschelli)

Nota sulle musiche – Le musiche di Carne sono una scala musicale a chiocciola, che si avvita intorno a un tema semplice, declinato in diversi timbri e stili. Unite e permeate da suoni e rumori, tentano di costruire degli ambienti, per aggiungere spazio alla penombra e al vuoto della scena. Accolgono le voci e vorrebbero esse stesse parlare, ma si accontentano di evocare corpi e mondi che scuotono il ruminante ragionare dei due protagonisti. E prima di andar via rendono evidente il fattaccio. (Ivan Talarico)

 

RASSEGNA STAMPA

CARNE – Laura Timpanaro su klpteatro.it (Milano 2017)
Un banchetto di questioni etiche, filosofiche e politiche servite con comicità graffiante. “Carne” di Elvira Frosini e Daniele Timpano, che abbiamo visto al Teatro i di Milano, è uno spettacolo caustico e godibile. Frosini-Timpano traggono dalla drammaturgia di Fabio Massimo Franceschelli una commedia fresca e vivace, in cui le certezze di un onnivoro determinista e di una vegana “antispecista” entrano in dialettica, degenerano in conflitto impetuoso, prima di essere scompaginate da un finale spiazzante. Dietro una scelta apparentemente banale come la dieta da seguire, si nascondono inimmaginabili implicazioni di natura etica, filosofica e persino politica. […] Nella drammaturgia di Franceschelli il contrasto all’interno di una coppia tra i due opposti stili alimentari diventa terreno di confronto al vetriolo. Proprio come in tv o sui social. Ma qui la poetica del quotidiano, determinata dallo scontro di due comportamenti alimentari contrapposti, diventa canale per raggiungere un livello profondo di contrapposizione fra due visioni del mondo e della vita. […] Affiatati padroni della scena, Frosini e Timpano mettono in scena uno spettacolo frizzante e divertente. Si muovono con versatilità dal grottesco al surreale, dalla sit-com al dibattito semiserio, con punte che mirano quasi alla conferenza scientifica ed incursioni persino nel balletto.

CARNE – Renata Savo su scenecontemporanee.it (Roma 2016)
Al centro, una lotta tra sessi, una lotta tra ideologie, destinata a ripetersi all’infinito e a non avere vincitori né vinti: vegani contro mangiatori di carne. […] Ossequioso e profondo conoscitore dello stile di Frosini/Timpano, Franceschelli dispiega per i due attori, a colpi di parole, una lotta tra sessi per addentrarsi nel discorso semiserio di una lotta tra ideologie, destinata a ripetersi all’infinito e a non avere vincitori né vinti. L’impianto drammaturgico è costruito su un fatto banalissimo: lei è vegana, lui no. Questa crisi coniugale, però, dovuta a una contrapposizione etica costituisce soltanto il pretesto per generare una serie di contrasti verbali sulla falsariga dello stile “timpanesco”: parole sgranate e intonate come un rosario, fatti trattati come prismi attraversati dalla luce, una luce di pensiero e scrittura che illumina, mette in rilievo, parallelismi, metafore, slittamenti di senso, alimentando un sostrato di riferimenti attuali, letterari, artistici e filosofici che, decontestualizzati, rielaborati o accostati, suscitano ilarità ricordandoci che il teatro è sì “politico”, ma anche entertainment. […] Il testo, perfettamente calzato dalla presenza di Frosini/Timpano, attraverso la rappresentazione del rapporto uomo/donna comicamente portato all’ossimoro, arriva in fondo a porsi come la dichiarazione di un fallimento: il fallimento del pensiero positivista, e quindi della fede nella causa della Civiltà e nel progresso che pretendono di inquadrare storia e scienza come fenomeni dimostrabili o prevedibili. Non esistono verità assolute.

CARNE – Raffaella Bianchi su amenteacida.blogspot.it (Roma 2016)
[…] Una mise en abîme della rappresentazione, un racconto nel racconto […]. Come ripete spesso Lui durante lo spettacolo: “ La morte fa quello che vuole, quando vuole e come vuole.” Allora forse il rifiuto della carne per alimentarsi, la gravidanza sentita come imposizione, non sono altro che segni di una paura di lei per la morte, una chiusura totale verso il ciclo biologico naturale di ciascuno di noi. A questo punto negli spettatori, dopo il tourbillon di accuse, insulti, prese in giro, vorticosi ordini di carne, nasce un dubbio. Il tema dello spettacolo è davvero quello se essere vegetariani o carnivori? Ci si avvia all’uscita, dopo aver anche riso e applaudito, con meno certezze e più dubbi di quando si era entrati nella sala Gassman del Teatro dell’Orologio.

CARNE – Maria Rita Di Bari su artapartofculture.net (Roma 2016)
Due coniugi dibattono su una delle ultime frontiere dell’elevazione morale: l’astensione dalle proteine animali; lo fanno prendendo a morsi le posizioni dell’uno rispetto all’altra, presentando la crisi manifesta dalla loro divergenza. Il risultato non è solo esilarante, poiché con facilità è possibili empatizzare ora con l’uno ora con l’altra facendo dello spettatore il vero protagonista, ma è sorprendentemente misurato e risolto sino al parto finale. Al di là della scrittura certamente luminosa che accompagna e sostiene la trappola narrativa a cui si assiste, è il modo di scioglierla la vera arma benigna su cui conviene soffermarsi. […] Se da una parte Timpano risulta forse uno dei pochi rappresentati di un modus patologico di stare sulla scena, fibroso e nevrotico ma profondamente credibile e costruttivo, il contrappunto femminile della Frosini è programmato per restituire il saper stare comoda, organizzata e ferente dentro e fuori quello che la riguarda. Basterebbe ascoltarli bendati. Una voce incerta, frettolosa e acuta, l’altra profonda e calma, più grave e rassicurante. Uno che porge, l’altro che accoglie. […] Questa coppia ha invece lo stabile dono di rendere popolare la ricerca e la sperimentazione, mettendo lo spettatore in condizioni di capire e immaginare, di specchiarsi e di riflettere.

CARNE – Dalila D’Amico su alfabeta2.it (Roma 2016)
Il tessuto tematico ed espressivo di Carne, l’ultimo lavoro della coppia romana composta da Elvira Frosini e Daniele Timpano, è cosi denso che si ha l’impressione di ridurne gli intenti nel provare a separarne tutti i piani di lettura. Andato in scena in anteprima nazionale al Teatro Orologio di Roma il 14 aprile, Carne è infatti un effluvio sonoro continuo, un tappeto di parole intelaiato in un ambiente di suoni che lo spettatore mastica in un sol boccone. La difficoltà nell’affondare il coltello in questo spettacolo non dipende soltanto dalla drammaturgia, ma anche da tutti i sapori politici e gli odori extrascenici che la coppia riesce a trascinare sul palco. […] Il testo allarga il tema centrale, quello della scelta tra la carne o i vegetali di una coppia, verso istanze più profonde: la mercificazione della carne, la reificazione della vita, il monopolio occidentale sulla morte. Il contrasto tra un vegetariano e un carnivoro diventa così terreno di scontro sul pensiero dicotomico occidentale.

CARNE – Stefano Cangiano su teatro.gaiaitalia.com (Roma 2016)
Con “Carne” invece Frosini/Timpano ha deciso di giocare col fuoco, avventurandosi nel campo minato di uno scontro tra i più violenti del nostro tempo: quello tra onnivori e vegetariani/vegani. La drammaturgia è di Fabio Massimo Franceschelli, che circoscrive il conflitto nei confini delle quattro mura domestiche e alla coppia dove si polarizzano perfettamente i due opposti orientamenti alimentari. Ben presto però le implicazioni economiche, sociali, storiche e filosofiche si fanno largo e il conflitto esplode in modo aperto, tra motivazioni inoppugnabili, saldamente sostenute da dati di fatto, e scelte emotive, dove il sentimento prende il sopravvento. Si ride tanto e si assiste a un compendio molto efficace di tutto ciò che può capitare di sentir dire ai sostenitori di una fazione e dell’altra.

CARNE – Andrea Pocosgnich su teatroecritica.net (Roma 2016) 
Il teatro di Franceschelli condivide con il lavoro di Timpano e Frosini quel cinismo gravido di intenzioni politiche e filosofiche che grazie alla vena comica tenta di svelare le contraddizioni con cui dobbiamo convivere in quanto uomini e donne occidentali, abitanti del pianeta Terra in questo preciso momento storico. E sembra essere proprio questo il cardine attorno al quale ruotano con agilità la drammaturgia e lo spettacolo. Le argomentazioni di una vegana e quelle di un onnivoro che sembra non voler ammettere problemi di coscienza prendono fuoco all’interno della quotidianità di una coppia qualunque […]. In questa lotta senza quartiere, che per cinquanta minuti bombarda lo spettatore senza dargli il tempo di distrarsi ma fornendogli invece gli spunti per connettersi al dibattito mettendo anche in crisi le sue certezze, l’unica sicurezza che rimane è che quella libertà di pensiero tanto agognata, in entrambi i casi, ha bisogno di un passaggio analitico. […] La scrittura di Franceschelli qui acquista vigore giocando con estrema precisione con una delle caratteristiche comuni alla più interessante drammaturgia contemporanea: l’utilizzo di un tema quotidiano inserito all’interno di un paesaggio rarefatto dove i personaggi non esistono in quanto soggetti drammatici ma in quanto portatori di un discorso che scorre al di sopra delle loro teste […].

CARNE – Enrico Vulpiani su saltinaria.it (Roma 2016)
In una tranquilla quotidianità casalinga si crea una situazione potenzialmente da sit-com: due coniugi, Lei e Lui, discutono e litigano sulla carne. Comici dialoghi si alternano a buffi monologhi e a tipici screzi coniugali; si sorride con leggerezza e nel ridere riflettiamo, ci mettiamo in discussione, ridefiniamo le nostre certezze. […] Daniele Timpano e Elvira Frosini, con il loro umorismo stralunato e cinico riescono a farsi beffe delle contraddizioni della nostra società instabile, disinformata, ipocritamente buonista. […] Un intelligente divertissement sull’istinto prevaricatore della natura umana e sulla sua caducità che cerca, in società, di darsi un tono: azzanna il prossimo ma almeno usa il tovagliolo!

CARNE – Imma Amitrano su recensito.net (Roma 2016)
“Cosa difficile concittadini miei discutere col ventre perché non ha orecchie”. Così inizia una famosa orazione di Catone il Censore contro gli sprechi e il lusso della Roma Repubblicana. Oggi, nonostante la difficoltà dell’impresa, Fabio Massimo Franceschelli autore del testo “Carne” e gli interpreti Daniele Timpano e Elvira Frosini provano a parlare al sordo ventre di pubblico affamato. Una coppia discute su cosa preparare da mangiare. Lei è vegana, lui onnivoro. La cena diventa un pretesto per analizzare il punto di vista di onnivori e vegani, le motivazioni che spingono gli uni e gli altri a scegliere una certa filosofia di vita che inevitabilmente riguarda anche ambiente e salute. Il rischio di cadere nello stereotipo sul fanatismo dei vegani e l’ottusità degli onnivori è molto alto data l’usura della tematica portata in scena, eppure Franceschelli da vita a uno scontro intelligente e dialettico nel corso del quale la coppia si polarizza in posizioni sempre più antitetiche per poi riconciliarsi in un’aspettata e discutibile conversione finale. Quella della coppia Timpano-Frosini è una battaglia all’ultimo colpo di seitan e straccetti, in cui volano soia e polpette. L’obiettivo è far riflettere lo spettatore sghignazzante non solo sulle argomentazioni pro e contro la filosofia vegana e onnivora, ma anche sulla loro mancanza di motivazioni.

CARNE – Valeria Loprieno su nucleoartzine.com (Roma 2016)
Un testo quello di Franceschelli intelligente ed ironico che cavalca il trend così diffuso negli ultimi anni del vegetarianesimo e veganesimo, e partendo dalla dicotomia che spesso si crea tra i discepoli di queste tendenze e gli strenui sostenitori dell’onnivorismo, si sofferma anche su temi dai risvolti più etici, divaga nella sfera sessuale e declina in tutte le sfumature la parola carne, simbolo del vivente. I due protagonisti e registi dello spettacolo interpretano il testo con il loro marchio di fabbrica. Una fisicità ben congeniata e dettagliata, una capacità dialettica precisa e tagliente, una presenza scenica forte e ironica al punto giusto. […] La carne è intesa nel suo risvolto più ampio, la carne come alimento eticamente discutibile di cui si cibano gran parte degli esseri umani, la carne come muscoli e corpo e vita. Il piacere della carne che determina impulsi sessuali, e la violenza della morte che trasforma la carne in oggetto commestibile. Uno spettacolo piacevole, a tratti delirante e irresistibile.

CARNE – Giulia Zanichelli su Repubblica.it (Roma 2016) 
È un dibattito bipolare e divertente che, partendo dallo scontro tra una lattugaia/veganella e uno zombie/cannibale, racconta storie sparse di vita vera e fittizia: dalla perfezione di un M&M’s al primo appuntamento, dalle mutilazioni infantili in Vietnam al mito della nascita dell’agricoltura. In sagace semplicità, regala perle di pensiero che vanno ben oltre le smorfie e le battute che le ricoprono in superficie. E ciò che alla fine resta è l’intemperanza umana, in ogni suo estremismo. Resta la superiorità di un animale che non vuole essere “né mangiato né salvato” ma solo esistere libero. Resta il contrasto tra etica e istinto che si arrende e grida: uomo, SEI TU IL CENTRO DEL MONDO. Resta l’accettazione dell’utopia di un mondo senza carne, senza sangue, senza peccati. Perché un attimo sei vivo, e in un attimo diventi oggetto. Spento, insensibile e impietoso.

CARNE – Manuela Rossetti su klpteatro.it (Roma 2016)
Lui e Lei discutono sull’essere o non essere vegetariani. Da questa polemica animalista familiare e quotidiana svincolano in libertà inaspettate prospettive e pensieri sul mondo e sull’uomo. La carne si fa portavoce irriverente e ironicamente diretta di riflessioni “alte” sull’esistenza, sullo sfruttamento della natura e l’accanimento umano su ciò che era vivo e reso oggetto da morto. Tra il desiderio di “polpettine” e il minestrone di “verdurine” si celano dubbi sacri e profani, l’utilizzo della morte nell’arte e la vita nell’ideologia politica. Due attori, altrettanti microfoni, il disegno sonoro e le musiche di Ivan Talarico perfettamente integrati con testo e voci, creano senza troppi strappi visivi, senza fronzoli né architetture sceniche complicate, uno spettacolo che si condensa a matrioska svelando contenuti e divertendo lo spettatore.

CARNE – Bernardo Tafuri su corrieredellospettacolo.net (Roma 2016)
[…] Scritto da Fabio Massimo Franceschelli appunto per la Frosini/Timpano, che ne fa una messa in scena scarna e surreale, l’incontro- scontro, il singolar tenzone tra due coniugi, carnivoro lui e vegetariana lei, in perenne dissidio poiché resta radicato ciascuno dei due nella propria posizione, oltranzista. L’essere carnivoro o vegetariano è , prima ancora che scelta culinaria, una scelta etica, un dovere morale, una scelta ontologica, fondativa dell’essere e del suo agire sociale. Dalla quotidianità casalinga, la discussione quotidiana su cosa mangiare per cena, a questioni ben più ampie, quella animalista ed addirittura, l’accenno alla sacralità della carne come forma inalienabile dell’esistenza. Il tutto affrontato con la leggerezza e l’ironia dei due ottimi interpreti, i sempre mordaci Elvira Frosini e Daniele Timpano, perfetti nell’alchimia e sempre vivaci sulla scena tra gag e situazioni estreme. Uno spettacolo da assaporare con attenzione, mai chiuso in un genere ed in una precisa codificazione scenica, ma sempre foriero di novità ed accadimenti inaspettati, variazioni tonali, trovate comiche e momenti di riflessione.

CARNE – Roberto De Marchi su milanoteatri.it (Milano 2017)
Onnivoro LUI vegana LEI. L’inevitabile scontro parte da subito ed è feroce, senza regole e all’insegna del politicamente scorretto. Uno sconto volutamente fatto dalle stesse argomentazioni “di pancia”, da frasi ad effetto e con la stessa aggressività cui i nuovi e vecchi media ci hanno abituato nel trattare qualsivoglia argomento e materia; in un circuito senza soluzione di continuità dove la possibilità di sintesi è impossibile per l’asprezza delle argomentazioni e l’innalzamento dei toni. […] Dopo che LUI e LEI c’hanno gironzolato per un’ora abbattendo paletti culturali, scompaginando le aiuole delle certezze, scavando come talpe sotto i vialetti dei convincimenti l’unica sicurezza che rimane è la caducità delle nostre opinioni. Un bel progetto in cui la drammaturgia di Franceschelli scorrazza con sapidità tra religione e materialismo storico utilizzando il tema dell’alimentazione per veicolare concetti altrimenti non più appetibili (in quanto appartenenti al secolo scorso) come lo sfruttamento e l’incomunicabilità. Emotivamente più partecipe la Frosini più disinvolto e a suo agio Timpano, entrambi si mettono efficacemente al servizio dell’opera regalando corpo e voce ai testi e alle suggestioni della drammaturgia, accompagnati da una colonna sonora (Talarico) evocativa delle attività umane legate all’assunzione di cibo.

CARNE – Michele Di Donato su ilpickwick.it (Caserta 2017)
[…] Carne, della cui drammaturgia è autore Fabio Massimo Franceschelli […] affronta un tema necessariamente più leggero, quantunque tutt’altro che frivolo, inscenando la relazione tra due individui fra i quali sussiste una relazione incentrata su una contraddizione di fondo: irrimediabilmente carnivoro lui, decisamente vegetariana lei. […] Il centro nevralgico è dato da ciò che occupa quello spazio lasciato libero dalla rimozione del problema, ovvero la necessità di appagare i propri bisogni da parte di una società bulimica, in cui i due soggetti contrapposti, in uno scambio senza esclusione di colpi inscenato stando in piedi davanti a un microfono, non sono altro che due facce di una stessa medaglia, fatta di integralismi distratti, che perdono di vista i fulcri essenziali della vita sociale per impelagarsi in una diatriba feroce e partigiana, portata avanti attraverso dialoghi graffianti e battute salaci, su un tappeto sonoro fatto di rumorose masticazioni, di sfrigolii, di evocazioni ambientali che chiamano in causa Apocalypse Now e che incorniciano dialoghi immediati e sferzanti, in cui animalismo e determinismo si mescolano in quel confuso bailamme che anima gli integralismi di cui si nutre la società del benessere […]. Un percorso che, all’atto di andare in scena, offre tutta la propria solidità drammaturgica, sorretta da un altrettanto solido impianto attorale, affiatato ed affinato, che si traduce in una cifra espressiva riconoscibile e personale, che coniuga ancora una volta – e ancora una volta felicemente – leggerezza e sostanza.