XXX PASOLINI

XXX PASOLINI

drammaturgia / regia / scena
Fabio M. Franceschelli

interpretazione OlivieriRavelli_Teatro:
Francesca La Scala, Carlotta Piraino
Alessandro Margari, Alessandro Porcu
Matteo Davide

video
Riccardo Palladino

SPETTACOLO FINALISTA AL PREMIO DANTE CAPPELLETTI 2011
produzione Ass. Cult. amnesiA vivacE – Ass. Cult. Figli di Hamm

scheda artistica
flyer
video promo
video integrale

XXX Pasolini (studio #1, Teatro India, Roma) – Foto di Michele Tomaiuoli
XXX Pasolini (studio #1, Teatro India, Roma) – Foto di Michele Tomaiuoli

Un omaggio a Pasolini, uno spettacolo liberamente ispirato alle opere, al pensiero e alla vita di un artista unico, che a quasi quarant’anni dalla morte ci lascia ancora alle prese con un’eredità intellettuale spinosa e incatalogabile. Non c’è elaborazione del contemporaneo che non debba fare i conti con il lascito pasoliniano; non c’è immaginario artistico che non attinga a forme, idee, questioni, sensibilità derivate dalla sua immensa produzione. Oggi parlare di contemporaneo è anche e sempre – volenti o meno – parlare di Pasolini.

Ed è, quindi, il mio immaginario ”pasoliniano” che dà vita a XXX PASOLINI, cibatosi principalmente di Petrolio, ma anche di Salò, Teorema (e teoremi), Ragazzi di Vita, Lettere Luterane. XXX PASOLINI parte da Petrolio per dimenticarlo subito, parte da Pasolini per poi metterlo in secondo piano, nell’intenzione di non “sporcarlo”, di non fraintenderlo, di non tradirlo. XXX PASOLINI pone, invece, me stesso in primo piano. Me stesso significa molte cose: il mio gusto, capacità e limiti di autore e regista teatrale; la mia conoscenza di Pasolini uomo e dell’arte pasoliniana (teatro, narrativa, poesia, saggistica, giornalismo, cinema). Una produzione sconfinata e una altrettanto sconfinata presenza pubblica (anche suo malgrado), rendono tragicamente parziale ogni mio tentativo di conoscenza. Resta, appunto, solo il mio immaginario, limitato rispetto al “reale” ma comunque a sua volta reale, esempio (tra i tanti) di come questo artista unico venga elaborato e vissuto e ricreato quattro decenni dopo la sua morte. Infine, la bulimia produttiva di Pasolini non può che essere segno di una personalità – o identità – multiforme, scissa, frantumata, contraddittoria. Qualunque discorso su Pasolini deve partire da ciò, deve saper abbandonare «l’ossessione dell’identità» e accettare che «la dissociazione è ordine».

XXX PASOLINI (studio #2) – Teatro dell’Orologio – foto di Michele Tomaiuoli

RASSEGNA STAMPA

[…] successione di scene giocate sull’incastro dei diversi linguaggi: lo sketch ironico, la pantomima, la narrazione, gli spezzoni di tg, e le parole dello stesso Pasolini; ogni ingrediente si mescola all’altro andando a comporre una drammaturgia variegata dal sapore originale […]. Lo spettacolo riflette al proprio interno tale scissione attraverso un pungente contrasto tra ironia e serietà: sotto il segno del sarcasmo e dell’erotismo – declinato in pantomime grottesche -, si celano infatti momenti di esegesi dal rigore speculativo serrato e una critica feroce alla società che mettono in luce i temi cardine della produzione pasoliniana, siano essi la denuncia del neo-capitalismo, l’ipocrisia della sinistra italiana, la meschinità del mondo piccolo-borghese. Ecco allora che Franceschelli dà forma e concretezza alle parole di Pasolini senza tuttavia ricadere nella retorica semplicistica, lasciando piuttosto che esse facciano il proprio corso nella mente degli spettatori.
Sarah Curati – paperstreet.it (gennaio 2015)

Olivieri_Ravelli_Teatro […] ha prodotto un importante lavoro di Fabio M. Franceschelli su Pier Paolo Pasolini. Franceschelli e i suoi attori dimostrano quanto le idee di questo artista siano ancora fresche, sorprendentemente attuali e, soprattutto, riguardino tutti noi. In un allestimento scenico semplice, scarno (un tavolino, due sedie, quinte laterali) gli attori si destreggiano all’interno di una drammaturgia solida e ben architettata, non a caso finalista al Premio Dante Cappelletti 2011. Spot pubblicitari carichi di sarcasmo, sogni inquietanti, riflessioni sull’erotismo mascherate da un’esposizione cabarettistica, ironici annunci di telegiornale, dipingono un quadro di ciò che Pasolini ha scritto, pensato, veicolato nella sua bulimica produzione di intellettuale-artista-pensatore proiettata in un futuro prossimo, che altro non è se non il nostro. “XXX Pasolini (studio#2) arriva dritto al punto, senza sbrodolature o lacunosi vuoti, il rischio era alto perché alta a sua volta era la materia di riferimento. Franceschelli riesce a far divertire pensando, a intrattenere il pubblico con intelligenza, senza sfoggio di cultura, in una summa efficace, avvincente, del lavoro di uno dei più importanti artisti del ‘900.
Andrea Ozza – Recensito.net (maggio 2012)

XXX Pasolini, lettura interiorizzata dell’autore e regista Fabio Massimo Franceschelli dell’opera pasoliniana tutta e in special modo di quella che avrebbe dovuto esserne la summa, l’incompiuto Petrolio. […] Così, emulando almeno da un punto di vista strutturale proprio il romanzo di Pasolini, a susseguirsi sulla scena sono dei frammenti – compiuti -: inquietanti, come quelli più chiaramente ispirati al romanzo, o grotteschi, come quelli più originali – in forma di spot, telegiornale, ecc. -, in cui più che sentire la voce del vate, siamo costretti a toccare con mano quanto le sue profezie fossero lucide. Un fil rouge sembra percorrere l’intero spettacolo, quello della dissociazione, quanto e forse anche più che nel romanzo di riferimento. […] l’efficacia, specialmente mimica, dei cinque giovani interpreti, ci costringe a specchiarci su superfici non sapremmo dire quanto deformanti.
Pietro Dattola – pensieridicartapesta.it (maggio 2012)

Fabio Massimo Franceschelli ha composto – e ora dirige – questo XXX PASOLINI, in scena al Teatro Tordinona di Roma, testo scritto nel 2006 che muove dalle pagine dell’infinitamente non finito Petrolio, non finito perché senza confini, oltre che senza una fine, per abbracciare in una sorta di camminata romana i luoghi e i concetti in cui vivo è il ricordo del poeta. XXX, accanto al nome. La sigla dell’omissione, il nome nascosto, segretato, dalla storia e dalla verità. Il nome più ricordato, istituzione dell’oblio. È questo a muovere Franceschelli, la ricerca di un senso politico divenuto segreto rimosso delle epoche, della continuità storica. Per questo ricorre a Il Capitale di Marx ma poggiato su un tavolo da cucina, all’odiato – da Pasolini – linguaggio televisivo di sketch grotteschi, alla fittizia banalizzazione da bar, a tutti quei cliché in cui si anima il dissenso di chi, incosciente, agisce la complicità di un assenso. Pasolini diventa nello spettacolo personaggio del proprio libro, viene cioè distorto il suo ambito d’eccellenza – la realtà – per trasferirsi nella letterarizzazione del suo pensiero. Quindi, per analogia con i postulati sostenuti nei suoi scritti, alla dispersione del concetto. Questo contesto è assemblato da Franceschelli con brevi frammenti in sequenza, a costituire il corpo drammaturgico.
Simone Nebbia – teatroecritica.it (gennaio 2015)